Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XIX – 09 aprile 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Cervello
e tempo: nuove acquisizioni ed enigmi insoluti in un simposio in Portogallo. Alla Casa do Medico a Porto (Portogallo) dal 6 al
9 aprile 2022 un convegno dal titolo “Behind and Beyond the Brain” sta affrontando
tematiche di grande attualità neuroscientifica, dedicando la sessione di sabato
9 aprile all’esperienza del tempo, col suggestivo titolo The mistery of time
(XIII Symposium BIAL Foundation): Dean Buonomano di Los Angeles (USA), Chris
Roe di Northampton (UK) e Jennifer Coull di Marsiglia (Francia), moderati da
Caroline Watt di Edimburgo (UK), trattano l’esperienza del passare del tempo,
come questa percezione sia elaborata e modulata dal cervello e da altri sistemi
dell’organismo, e come gli eventi futuri incidano sul nostro presente.
Dean Buonomano,
autore di Your Brain Is a Time Machine, ha dichiarato a Sandra Pinto: “Il
cervello è in un certo senso una macchina del tempo. Dice l’ora, tenta di
prevedere il futuro, ci consente di intraprendere viaggi mentali nel tempo e
crea la sensazione cosciente soggettiva del flusso temporale… Ma in contrasto
con gli orologi che abbiamo al polso, che si basano su un solo meccanismo per
indicare il tempo nella propria scala, il cervello usa meccanismi differenti
per stimare il tempo in scale diverse”. Marc Wittmann di Friburgo chiude la
mattinata di sabato 9 parlando del rapporto tra il sé e il tempo. [Fonte:
BIAL Foundation, BM&L-Italia, aprile 2022].
Nelle
ragazze che hanno avuto traumi infantili è efficace un piano di esercizi motori. Le giovani donne che durante l’infanzia e la
pubertà abbiano sperimentato ACE (adverse childhood experience), quali
abusi, abbandono o morte di un genitore, presentano effetti negativi
psicologici, psicosomatici e psicopatologici, che possono essere efficacemente
mitigati mediante un programma di esercizi aerobici e di resistenza strutturati
in forma progressiva, in grado di migliorare anche la fisiologia cardiaca e la
patologia medica. I ricercatori presenteranno questo studio all’Annual Meeting
dell’American Physiological Society at Experimental Biology durante questa
settimana. [Fonte: Press Office Experimental Biology. BM&L-Italia, aprile
2022].
Ipertensione
ed emozioni negative si potenziano in un circolo vizioso nei maschi adulti. Alisa Auer e Petra Wirtz, insieme con colleghi
tedeschi e svizzeri, hanno studiato in volontari maschi adulti i meccanismi
psico-biosociali nell’ipertensione, rilevando, ad esempio, che gli ipertesi
rilevavano l’espressione adirata di un viso un numero di volte
significativamente maggiore di quello dei controlli. Lo studio, condotto per
anni, dimostra che lo sviluppo di emozioni quali la rabbia è più frequente negli
ipertesi e si accompagna a innalzamento del livello pressorio (trait anger).
Anche se le cause di ipertensione essenziale sono numerose e varie, è opportuno
tener conto del contributo di questo processo a circolo vizioso, che può essere
disinnescato. [Cfr. Annals of Behavioral Medicine, 22nd March, 2022].
Pandemia
in Italia: finalmente direttive sull’aereazione dei locali ma si persevera in
altri errori. Per due anni,
dopo aver reso noto i risultati di studi sulla persistenza di SARS-CoV-2 in
sospensione aerea, abbiamo letteralmente combattuto battaglie personali per
spiegare a proprietari di supermercati e ad altri esercenti che è un errore
mantenere la chiusura costante delle porte; finalmente sono arrivate direttive
per l’aerazione dei locali pubblici e commerciali. Si indica un rinforzo del
ricambio d’aria naturale o attraverso impianti meccanizzati; si legge nell’ordinanza:
“… in ragione dell’affollamento e del tempo di permanenza degli occupanti,
dovrà essere verificata l’efficacia degli impianti al fine di garantire l’adeguatezza
delle portate d’aria”. Ma purtroppo si persevera in altri errori, quale quello
di considerare le mascherine chirurgiche antibatteriche equivalenti a quelle
antivirali KN95 (FFP2). [BM&L-Italia, aprile 2022].
Pandemia
in Italia: il pasticcio creato per scolari e studenti in isolamento e in DAD. Il Ministero chiede ai medici di certificare “le
condizioni di salute dell’alunno medesimo” per poter usufruire della “didattica
digitale integrata su richiesta della famiglia”, ma è un grottesco non senso: 1)
il documento che attesta la positività è già un certificato medico specifico
in base al quale si dispone l’isolamento; 2) la certificazione medica prevede
per legge la visita del paziente da parte del medico; ma in questo caso sarebbe
inutile perché insufficiente: con la semeiotica fisica non si diagnostica l’infezione
da SARS-CoV-2, occorre il tampone; 3) per ottenere questa certificazione inutile,
il paziente dovrebbe violare l’isolamento o il medico di famiglia dovrebbe essere
equipaggiato con la tuta sterile e le altre protezioni dei colleghi dei reparti
COVID per visitarlo presso il domicilio; 4) il presidente della FISMU ha
dichiarato: “Ancora una volta sembra che per l’amministrazione pubblica il
medico sia un burocrate sul quale scaricare compiti impropri. In questo caso
anche assurdi”. [BM&L-Italia, aprile 2022].
Mostri
generati dalla paura o per generare paura? Dagli antichi Greci a Loch Ness. L’esistenza di creature terrifiche e mostruose è
stata narrata, creduta e mitizzata dall’antichità al Novecento e, anche se l’antropoanalisi
l’ha per lo più ricondotta a un meccanismo inconscio socializzato di mitopoiesi
originato da paure profonde di cui ci si vuole liberare rappresentandole come
reali, nel corso dei secoli queste pericolose creature fantastiche sono state scientemente
usate per scopi di dissuasione, controllo sociale, difesa territoriale,
minaccia dell’estraneo, dell’avversario o del nemico e, infine, per esercitare influenza
suggestiva a supporto del proprio potere. Il venir meno di questa realtà, che
si è estinta per fading progressivo nella seconda metà del Novecento, è
ritenuta indice di progresso e maturazione della coscienza collettiva dei
popoli. Anche se si tratta di una maturazione circoscritta ad alcuni aspetti
cognitivi della consapevolezza, perché non sembra vedersi una grande crescita
dell’intelligenza collettiva e della morale sociale nel villaggio globale, dove
si moltiplicano i negazionisti di ogni realtà scientifica e storica e si
continua a distruggere interi ecosistemi e a massacrarsi nelle guerre per
questioni di potere.
La tematica
dei “mostri generati dalla paura e per generare paura” è stata affrontata al
seminario sull’Arte del Vivere lo scorso lunedì 4 aprile, con relazioni
e dibattiti che hanno analizzato da angolazioni e prospettive diverse il
significato e il valore del fenomeno.
Erodoto,
Plinio e Arriano hanno riferito come di realtà fattuali, accanto ad eventi
storici comprovati, dei Formiconi Giganti d’India, dei Grifoni Antropofagi di
Scizia, di Cinocefali, Arimaspi e Blemmi dei deserti d’Africa, e anche di un
gigantesco equivalente acquatico delle sabbie mobili, ossia il Polmone Marino,
una sorta di poltiglia magmatica pelagica in grado di inghiottire
inesorabilmente le imprudenti navi che si fossero accostate al suo dominio nell’Oceano
Settentrionale. Dopo oltre duemila anni, i mostri terrifici, sebbene divenuti
rari, si avvistano ancora e sono documentati da fotografie, come quella dalla
grana tanto grossa e sospetta di R. Kenneth Wilson, che ritrae nel 1934 lo
sfuggente mostro di Loch Ness mentre emerge dalle acque col suo lungo collo e
il piccolo capo.
La strana
creatura, “allucinata” per la prima volta nel 1930 nel lago di Loch Ness,
diventa in breve uno dei primi fenomeni globali del giornalismo contemporaneo e
prende tanto spazio nell’immaginazione collettiva, investendo le conversazioni
di salotto, le riflessioni degli intellettuali e il costume, da essere menzionata
non più come “mostro”, ma col diminutivo di “Nessie”. Le ipotesi di fantasia
scientifica si sprecano: da una varietà di foca primitiva dal collo lungo a un
Plesiosauro o Tullimonstrum. Dopo oltre 50 anni, il mito della creatura era
ancora attuale, e nel 1983 sul Times appare la notizia dell’avvistamento
di “Kushie”, la gemella di “Nessie”, nel lago Kutcharo dell’isola di Hokkaido,
in Giappone.
Le analisi sulla
creazione di questi mostri e sui ruoli psicologico, sociale e politico – nel
senso dell’uso strumentale della credulità collettiva – sono state molto
interessanti e hanno suggerito approfondimenti futuri. [BM&L-Italia,
aprile 2022].
Risposta
a una domanda sulla nostra “concezione dei concetti”. Un visitatore del sito ci chiede quale sia la visione
della nostra scuola neuroscientifica, sottolineando di sapere che Giuseppe
Perrella, nostro presidente, non considera i concetti semplici “mappe di mappe”
come Edelman.
Possiamo rispondere
che è vero quanto afferma il visitatore, soprattutto se facciamo riferimento a
uno studio particolare, ossia quello relativo all’origine dei concetti della
mente umana, che il nostro presidente ha affrontato in un saggio dal titolo: Nascita
dei precursori dei concetti quali elementi strutturali della coscienza dichiarativa.
Tuttavia, è opportuno fare alcune precisazioni. Innanzitutto, se descriviamo
come “mappa” il vincolo topobiologico che identifica un’attività cerebrale in
rapporto a un dato oggetto percepito (mappa di quell’oggetto) è ragionevole e
appropriato definire “mappa di mappe” l’attività cerebrale che astrae da tante
mappe percettive tratti essenziali e comuni, ricavandone un concetto, a
sua volta definito da una rappresentazione topobiologica specifica e costante. Questa
osservazione è condivisa dalla maggior parte dei nostri soci che, dunque, come
lo stesso presidente, accetta la definizione di Edelman quando si adotti la sua
angolazione visuale, che aveva per obiettivo principale ipotizzare un rapporto
tra morfologia e funzione, che consentisse al cervello di distinguere e
riconoscere le identità dei blocchi elementari di elaborazione che includono
rappresentazioni percettive, mnemoniche e concettuali.
Ovviamente, cambiando
la prospettiva in cui si esamina la possibile base neurale dei concetti, cambia
anche il lessico che si adopera, come cambiano le ipotetiche basi al variare
della categoria concettuale. Ad esempio, se il concetto coincide con l’astrazione
delle figure geometriche di cerchi, quadrati o triangoli, la base neurale può
essere molto vicina a quella percettiva, se il concetto è dell’ordine della “costanza
dei propositi” o della “volubilità dei sentimenti”, con ogni probabilità la sua
base diretta è da rintracciarsi in relazioni specifiche di nodi delle reti
globali.
Le conoscenze
sono ancora molto limitate e l’elemento “concetto” è in sé stesso polimorfo ed
eterogeneo al punto che non si esclude la possibilità di basi neurali molto
differenti tra classi concettuali fra loro distanti. A fronte di una materia ancora
così poco definita, non esiste un orientamento uniforme, “di scuola”, della
nostra società scientifica circa i risultati di una ricerca ancora in divenire;
siamo tutti accomunati da prudenza nei giudizi e nelle conclusioni.
Chi scrive
questa risposta ha recensito di recente uno studio interessante impostato nella
chiave della decodifica della struttura informativa alla base dei
concetti (Note e Notizie 12-02-22 Decodificare la struttura dei concetti
nella mente); il lavoro di Fernandino e colleghi ha identificato mediante
fMRI dei correlati cerebrali di processi compiuti nei compiti sperimentali dai
soggetti volontari, rilevando differenze tra i concetti relativi ad oggetti e i
concetti relativi ad eventi. Si suggerisce la lettura di questa recensione che affronta
la natura del codice rappresentazionale sottostante la conoscenza
concettuale. [BM&L-Italia, aprile 2022].
Smisurato
dei Greci e incommensurabile dei cristiani a confronto. Questa settimana abbiamo affrontato il problema
della gestione psicologica di fenomeni ed enti che superano la dimensione
ordinaria della quotidianità nell’ambito del tema: “Rilevanza attuale delle
differenze nel valore psicologico tra pensiero greco e cristiano”.
Sono numerosi
gli elementi del rapporto della nostra mente con la realtà che contribuiscono
all’equilibrio psicologico, ma sono ordinariamente ignorati perché non sono presenti
alla coscienza, a meno che non li si faccia emergere con un esercizio di conoscenza,
riflessione e consapevolezza.
Fra tali
elementi vi è tutto ciò che è fuori della portata del nostro giudizio attuale e
concreto e richiede forme e formule della dimensione immaginaria per essere
gestito: è in genere nascosto dalle preoccupazioni e dagli impegni pratici della
vita quotidiana, ma può emergere improvvisamente in forma critica, minacciando
la nostra serenità e stabilità.
La psicologia
contemporanea declina in termini di controllabilità l’effetto dell’irruzione
nella coscienza di tali elementi, ma tradizionalmente tutti i principali
aspetti dell’imponderabile sono stati oggetto del sapere filosofico e
religioso. Una conseguenza interessante, non solo in termini antropologici e
culturali ma anche per gli effetti sulla fisiologia psichica del singolo, è
costituito dal modo in cui l’interpretazione filosofica o religiosa interviene
nel modulare, modificare o addirittura modellare l’elaborazione mentale di queste
realtà eccedenti la dimensione umana.
La riflessione
si è sviluppata attraverso queste considerazioni riportate in una notula del 19
marzo scorso:
“Uno di questi
strumenti è stato per me il saggio di Eric Dodds, I Greci e l’irrazionale,
che ha proposto per la prima volta questa affascinante prospettiva: la civiltà
greca nel suo complesso emerge dalla lotta mai vinta con l’incommensurabile.
L’esigenza di
far entrare nella mente la realtà non determinabile, non dominabile e difficilmente
definibile della phusis o physis, ossia della natura, ha
impegnato i protagonisti di quella straordinaria civiltà nel costruire concetti
parziali di sue parti misurabili, di sue razioni, cioè di oggetti che
potessero essere concepiti attraverso astrazioni categoriali dei requisiti
percettivi, consentendo di ricondurre la loro natura, come quella dei fenomeni cui
prendono parte, a un senso. In questi sforzi di comprensione,
sicuramente gli approcci, i modi, le tecniche e le prassi per ricondurre a
misura l’incommensurabile rivestono la massima importanza, ma è da tutto l’insieme
del procedere mentale atto a rendere comprensibile e comunicabile questo lavoro
di conoscenza che nascerebbe quel quadro d’uso delle risorse cognitive, divenuto
oggi abito noetico della maggioranza del genere umano, cui si dà il nome di ragione”.
Queste parole
ci introducono bene alla questione della misura, la cifra della cultura greca,
nel suo rapporto con la ragione, ma soprattutto nella sua origine da una lotta
contro ciò che sembra sfuggire al metro dell’uomo che, come voleva Protagora, si
fa misura di tutte le cose. Alla natura appartengono enti, forze e fenomeni che
sfuggono alla “misura d’uomo”, ma la loro realtà può essere indagata e
conosciuta: lo sforzo di ricondurli a ratione può essere coronato da
successo, anche se questo esito non costituisce la regola. Ciò che non è
dominabile, ponderabile o prevedibile della natura, fusis o physis,
rimane smisurato, ma non impossibile da ricondurre all’umano come il
Dio ebraico, il vero incommensurabile.
Lo smisurato
della natura e l’incommensurabile di Dio.
Lo smisurato
dei filosofi greci origina dall’esperienza naturale dell’uomo, dall’impatto dei
sensi con le dimensioni sconfinate di mari, terre e, ancor più, del cielo. La
percezione in movimento – dice il nostro presidente facendo l’esempio di una
persona che corre in un ambiente naturale – crea uno speciale rapporto fra
coscienza del soggetto e spazio in relazione al tempo, in tal modo creando una
conoscenza e una proporzione fra sé e l’ambiente. Dopo ore di corsa o di nuoto
o di arrampicata, si sa qualcosa o, meglio, si sente qualcosa circa l’ambiente.
Le vette imperscrutabili suggeriscono l’Olimpo quale sede dell’ultraterreno, di
ciò che è lontano dalla possibilità umana di misura diretta e immediata.
Salvatore Natoli ritiene che lo smisurato nasca dall’eccedenza della
natura.
L’incommensurabile
di Dio, al contrario, nasce come idea e caratterizza una cultura: è un
presupposto di fede e, per quanto legato all’esperienza ebraica arcaica della rivelazione
che precede il tempo di Mosè a sua volta anteriore di tredici secoli alla
venuta di Cristo, può già considerarsi un concetto teologico.
Dunque, lo
smisurato della natura ha origine empirica, l’incommensurabile di Dio ha radice
teologica.
Un altro aspetto
che distingue in modo assoluto e paradigmatico lo smisurato dei Greci dall’incommensurabile
del Dio delle tre fedi (ebraica, cristiana e musulmana) è la natura pervasiva
di quest’ultimo che penetra ogni cosa ed è presente nella coscienza dell’uomo,
così che conosce ogni pensiero di ogni essere umano che, a sua volta, può
rivolgersi a lui attraverso il pensiero, invocarlo, pregarlo, adorarlo e glorificarlo
con la propria mente, rimanendo silente e pensando con parole.
Su questo
profilo di riflessioni sono state proposte delle peculiarità psicologiche, o
forse solo “ipotesi psicoantropologiche” di differenze tra pagani greci e
cristiani europei, difficili da sintetizzare. Qui ricordiamo solo la
considerazione conclusiva di Monica Lanfredini: qualunque sia stato l’atteggiamento
psicologico individuale, possiamo dedurre che il mondo classico lasciava all’uomo
il compito di trovare o inventare delle mediazioni per non rimanere solo di
fronte all’imponderabile; il mondo cristiano invece riponeva tutto l’ignoto e
il non controllabile presso Dio e, dunque, accettato per fede l’Incommensurabile,
l’uomo poteva tentare di ricondurre ogni cosa a dimensione conoscibile con l’aiuto
di Dio. [BM&L-Italia, aprile 2022].
Notule
BM&L-09 aprile 2022
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